23 marzo 2006

Lettera di un cittadino senigalliese sul problema amianto

Chi scrive è Stefano Franceschini, di professione commerciante, residente a Senigallia a poche decine di metri dalla zona dove si stanno effettuando i lavori per la bonifica dell'amianto.

Per dovere di cronaca, come cittadini residenti nelle zone prospicienti e limitrofe alla zona ex Sacelit teniamo a precisare quanto segue:

nel leggere questa mattina un articolo apparso sulla stampa locale (Resto del Carlino) riferito alla bonifica sull’area ex Sacelit ci son tornati in mente gli articoli dei giorni scorsi pubblicati dai quotidiani cittadini. In questi veniva affermato, da parte del legale della ditta Nuova Darsena proprietaria dell’area,
“che la bonifica dell’amianto sovrasuolo alla Sacelit era terminata”
e non come nell’articolo di oggi
“che la rimozione del materiale sovrasuolo contenente amianto è terminata per tutte quelle parti per le quali è stata avviata la demolizione
, con stupore invece possiamo affermare che ancora ieri, 22/03/06 e quest’oggi come già fatto giorni passati, gli operai in tuta bianca, rimuovevano sia le lastre che altri manufatti in fibrocemento anche in parti in cui la demolizione muraria non è stata ancora avviata.

Le tettoie dell’edificio locale officina, sono state verniciate solo questa mattina, 23/03/2006 e purtroppo la pioggia ha reso quasi inutile tale lavoro, tantochè gli operai sono stati costretti a ripetere l’operazione.

Noi residenti che abitiamo a pochi passi dall’area la situazione dei lavori l’abbiamo sotto gli occhi tutti i momenti.

Per maggior chiarezza vorremmo inoltre puntualizzare: è solo da pochi giorni e dopo nostre pressanti proteste che sono pervenute prima una, poi un’altra cisterna di acqua per cercare di domare l’enorme polverone causato dai detriti della demolizione. ( …..E PRIMA???? Quanta polvere abbiamo respirato????)

Per quanto poi riguarda il vento, se non fosse stato ancora una volta per le nostre continue lamentele, probabilmente i lavori non si sarebbero fermati e non più volte come affermato, ma solo un paio di volte.

Vista l’altissima pericolosità dell’area, è fondamentale per noi che i lavori di bonifica siano eseguiti al più presto, ma il tutto deve essere fatto in assoluta sicurezza, con seri, continui e non sommari controlli da parte delle autorità competenti per garantire a noi, ai nostri figli e a chi sta lavorando nell’area, un futuro migliore di quella povera gente ci ha lavorato …...e sappiamo tutti che fine ha fatto.

Sull’amianto non si può scherzare così come sulla salute.

FRANCESCHINI STEFANO

SENIGALLIA 23/03/2006

22 marzo 2006

Foto: trattamento delle lastre

Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni responsabili della bonifica relativamente alle lastre protette da ambo i lati, si può notare che le stesse lastre - come da noi segnalato - vengono appositamente verniciate rimuovendo tutti i pacchi già sigillati e pronti ad andare in discarica.

A.L.A.

Primi risultati del programma di sorveglianza sanitaria attiva degli ex lavoratori ditta Sacelit Senigallia

CARLO MONTANARI
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE
LOTTA ALL’AMIANTO (A.L.A.)

VIA DELLE ROSE, 7
60019 SENIGALLIA (AN)
TEL. 071 – 659611 347 - 9562658

Alla c.a.
Dott. GIULIANO TAGLIAVENTO
Dipartimento Servizi alla persona ed alla comunità
Servizio sanità pubblica Regione Marche
Via Bocconi, 28
60125 ANCONA



OGGETTO: PRIMI RISULTATI DEL PROGRAMMA DI SORVEGLIANZA SANITARIA ATTIVA DEGLI EX LAVORATORI DITTA SACELIT SENIGALLIA



Il sottoscritto, presidente dell’associazione per la lotta all’amianto, impiegato occupato negli ex stabilimenti Sacelit ed Italcementi di Senigallia (1961 – 1993), pensionato con i benefici della Legge sull’amianto del 1992, si è da sempre impegnato per la tutela degli ex lavoratori delle ditte Sacelit ed Italcementi, gravemente danneggiati a causa della presenza dell’amianto nei due stabilimenti.

Assieme alle organizzazioni sindacali, siamo riusciti nel 2004 ad avviare da parte dell’Asur di Senigallia (dott. Pettinari e dott.ssa Perticaroli) un progetto per la tutela della salute degli ex lavoratori della ditta Sacelit, attualmente residenti nella zona territoriale n.4. Al riscontro di una patologia professionale non già riconosciuta dall’Inail è stata effettuata denuncia di malattia professionale per un totale di n. 31 soggetti.

Presi contatti con il prof. Matteo Valentino e dott. Venerando Rapisarda del dipartimento di patologia molecolare e terapie intensive, medicina del lavoro, dell’Università politecnica delle Marche presso l’ospedale di Torrette di Ancona, ci siamo sentiti dire che (a prescindere che l’Asur di Senigallia non sa come continuare anche per i prossimi anni il controllo di monitoraggio sugli ex esposti per motivi di fondi) il legislatore con il decreto legge 267/91 articolo 29 comma 4 ha indicato la necessità di sottoporre ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa quei lavoratori che sono stati professionalmente esposti ad amianto ma non ha indicato i soggetti a cui attribuire le spese.

Ribadendo che il sottoscritto ha prestato la propria attività lavorativa in qualità di impiegato negli stabilimenti Sacelit ed Italcementi di Senigallia, Le faccio presente che sono stato sottoposto nel luglio 2003 ad intervento GIST ileale e nell’ottobre 2004 ad intervento al cancro alla prostata.

Sono sottoposto a controlli trimestrali e, purtroppo ricordo i tanti morti per cancro al polmone di operai tra cui n. 2 colleghi impiegati.

Mi rivolgo quindi alla Sua sensibilità affinché si possa organizzare un controllo – almeno annuale – sugli esposti all’amianto o quanto meno su quelli che presentano già delle patologie riscontrate e denunciate all’Inail.

A riguardo, dopo aver personalmente parlato con gli addetti ai lavori, posso assicurare che da parte del dott. Aldo Pettinari, responsabile del servizio prevenzione e sicurezza dell’Asur di Senigallia e dei dottori di Medicina del lavoro di Torrette di Ancona Valentino e Rapisarda, esiste piena disponibilità a patto che vengano trovate le risorse finanziarie.

In attesa di un Suo gradito interessamento anche attraverso il coinvolgimento delle istituzioni, porgo distinti saluti.

IN FEDE
(Carlo Montanari)



Senigallia, 21 marzo 2006

09 marzo 2006

Nuove considerazioni alle provocazioni dell'Edra sui rischi dell'amianto a Senigallia

CARLO MONTANARI
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE
LOTTA ALL’AMIANTO (A.L.A.)

VIA DELLE ROSE, 7
60019 SENIGALLIA (AN)
TEL. 071 – 659611 347 - 9562658

Spett.li
ORGANI DI INFORMAZIONE LOCALI



OGGETTO: NUOVE CONSIDERAZIONI ALLE PROVOCAZIONI DELL’EDRA SUI RISCHI DELL’AMIANTO A SENIGALLIA



Da qualche giorno a Senigallia sono iniziati i lavori di bonifica dell’ex area Sacelit Italcementi e, naturalmente, l’associazione che mi onoro di presiedere controlla con molta scrupolosità quanto sta accadendo.

Allo stesso tempo, noto con particolare attenzione il dibattito che si sta creando riguardo la questione e non possono sfuggirmi le continue puntualizzazioni dell’Edra circa la regolarità dei lavori. Bene ! Speriamo che le cose vadano sempre bene ! Io, personalmente, cercherò di verificare che tutto vada sempre bene !

Forse questa mia premura può infastidire ma, d’altra parte, ognuno ha i suoi compiti.

L’A.L.A. è una piccola e modesta associazione, ma si sta dando e continuerà a darsi da fare per cercare di vigilare sul problema amianto. Mi rendo conto che l’associazione è un sassolino rispetto a tante altre molto piu’ organizzate ma è altrettanto vero che, spesso, anche un sassolino merita di essere tenuto in considerazione.

In parole povere: provate ad immaginare che problema se un sassolino dentro una scarpa non venisse tolto !

Basta poco per togliere un sassolino: ed allora chi di dovere è giusto che si impegni in questo piccolo ma importante compito che, in realtà, è semplicemente di rispondere alle semplici richieste formulate da chi combatte contro l’amianto. Quell’amianto che, non dimenticatelo mai, a Senigallia ha provocato centinaia di morti.

Riguardo la problematica il sottoscritto è stato attaccato spesso, soltanto perché cerca di verificare che non ci siano mai piu’ rischi e, recentemente, da parte dell’EDRA è stato definito con “limite di livello”.

Alla persona che ha scritto e fatto pubblicare sugli organi di informazione quella frase replico in due maniere: una scherzosa ed una molto piu’ seria.

1) Io sono molto piu’ alto di lei caro stesore della lettera non firmata visto che sono alto 179 centimetri e lei, a vista d’occhio, è decisamente piu’ basso di me.

2) In data odierna (6 febbraio 2006) ho ricevuto una lettera da parte dell’ARPAM provinciale di Ancona firmata dal direttore del dipartimento dott. Duilio Bucci che testualmente riporta: “…gentile sig. Montanari, abbiamo avuto modo di conoscerla personalmente e di apprezzare l’opera emerita da lei svolta nell’evidenziare il rischio amianto e sensibilizzare costantemente la popolazione tutta…”

Non mi sembra che una persona di prestigio come il dott. Bucci si sbilanci così se avesse qualche dubbio che il sottoscritto sia personaggio con “limite di livello”.

A buon intenditore poche parole. Buon lavoro a tutti.

IN FEDE
(Carlo Montanari)



Senigallia, 9 marzo 2006

Cessazione rimozione del terreno bonifica ex stabilimento Sacelit Senigallia

CARLO MONTANARI
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE
LOTTA ALL’AMIANTO (A.L.A.)

VIA DELLE ROSE, 7
60019 SENIGALLIA (AN)
TEL. 071 – 659611 347 - 9562658

Alla c.a.
Dott. GIOVANNI FIORENZUOLO
ASUR Zona territoriale n. 4
SENIGALLIA
E p.c.
SINDACO DI SENIGALLIA
ASSESSORE ALL’AMBIENTE SENIGALLIA
CARABINIERI NOE ANCONA
ARPAM PROVINCIALE ANCONA
CGIL SENIGALLIA



OGGETTO: CESSAZIONE RIMOZIONE DEL TERRENO BONIFICA EX STABILIMENTO SACELIT SENIGALLIA



In data 8 marzo u.s. alle ore 14.30, il sottoscritto Carlo Montanari, presidente dell’associazione per la lotta all’amianto e Giordano Mancinelli, segretario Cgil di Senigallia, presso l’abitazione di un privato cittadino residente in via Panzini (in un condominio al 5° piano) hanno constatato che veniva rimossa la pavimentazione del piano rialzato al piazzale di carico presso l’ex stabilimento Sacelit di Senigallia.

A nostro avviso, venivano tinteggiate soltanto da un lato le lastre rimosse dai capannoni e si notavano operai sprovvisti di tuta a norma di legge, nonostante le rigide norme che disciplinano questi siti speciali in presenza di lavorazione di amianto.

Veniva sollevata moltissima polvere al punto che non potevamo scartare l’ipotesi che gli operai non rispettassero le norme di prevenzione per quanto riguarda doccia e varie operazioni per il vestiario, abituali per tali lavorazioni.

Inoltre non si vedevano le centraline di monitoraggio installate nello stabilimento a detta degli organi competenti e responsabili.

Le nostre osservazioni sembrano essere contraddittorie a quanto espresso nella lettera dell’8 febbraio 2006 dell’Asur di Senigallia – protocollo 3059 allegati n.3 – avente per oggetto “Richiesta informazioni rimozione MCA presso area ex Sacelit”.

In tale lettera firmata dal dott. Giovanni Fiorenzuolo, veniva indicato, tra le altre cose, che:

… dopo la fase di rimozione delle coperture e della conseguente demolizione delle strutture sopra terra seguirà l’attuazione del piano di caratterizzazione per la verifica della presenza di amianto nel sottosuolo e bonifica del sito qualora questo risulti inquinato.


In considerazione di quanto sopra riportato SI CHIEDE CHE VENGA CESSATA LA RIMOZIONE DEL TERRENO PERCHE’ NON CONFORME ALLE PRESCRIZIONI DI BONIFICA.

Avendo necessità di tali garanzie, restiamo in attesa di una risposta e porgiamo distinti saluti.


N.B. Nel tardo pomeriggio dell’8 marzo u.s. ho ricevuto una telefonata dall’assessore all’ambiente del Comune di Senigallia Simone Ceresoni dicendo che avrebbe inviato i vigili urbani sul posto per un controllo.

IN FEDE



Senigallia, 9 marzo 2006

Note dell'A.L.A. sull'amianto

CARLO MONTANARI
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE
LOTTA ALL’AMIANTO (A.L.A.)

VIA DELLE ROSE, 7
60019 SENIGALLIA (AN)
TEL. 071 – 659611 347 - 9562658

Spett.li
ORGANI DI INFORMAZIONE LOCALI



OGGETTO: NOTE DELL’A.L.A. SULL’AMIANTO



Come da suo statuto, l’A.L.A. associazione per la lotta all’ambiente, si impegna a fornire informazioni riguardanti il problema dell’amianto che, nella città di Senigallia, ha provocato decine e decine di morti.
A riguardo si invita alla lettura dei dati che seguono allo scopo di informare ulteriormente sulla pericolosità dell’amianto.

L’amianto è un minerale fibroso presente anche in Italia. Per le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità è stato ampiamente usato nell’industria e nell’edilizia benché già negli anni ’40 del secolo scorso fu scientificamente dimostrato che si trattava di una sostanza altamente nociva per la salute, con effetti cancerogeni.
Oltre 35 anni fa ebbe inizio la mobilitazione di cittadini e di lavoratori per eliminare l’amianto ed i suoi effetti nocivi. Le prime lotte risalgono ai primi anni ’70 in Piemonte dove si trovavano le Cave di Balangero (amianto che veniva approvvigionato dall’ex stabilimento Sacelit di Senigallia) e l’eternit di Casale Monferrato in Friuli Venezia Giulia, a Monfalcone ed in Lombardia, a Broni, a Severo, alla Breda di Sesto, che portarono alla sottoscrizione di accordi sindacali che prevedevano l’istituzione dei “libretti sanitari individuali”, il registro dei dati ambientali di reparto nelle fabbriche, nonché i controlli delle aziende sanitarie locali sugli ambienti di lavoro.
Questi accordi sindacali furono poi recepiti da leggi regionali e successivamente da leggi nazionali. Allo stabilimento Sacelit di Senigallia l’indagine clinica ambientale fu fatta a cura di: ufficio igiene e sanità, servizio di medicina del lavoro negli anni 1979 -1980.
Coordinatore generale:
dott. Paolo Ceresi, ufficiale sanitario Comune di Senigallia
Operatore e coordinatore indagine medica:
dott.ssa Paola Angelini
Operatore e coordinatore indagine ambientale:
perito chimico Siro Rossetti
Collaboratori stesura relazione:
dott.ssa Paola Lorenzetti, dott.ssa Grazia Tavoletti, assistente sociale Licia Lentini

Enti convenzionati:
Università di ingegneria di Ancona, Centro oncologico di Ancona, Dispensario antitubercolare di Senigallia
Polveri:
Esse costituiscono l’inquinamento piu’ complesso e nello stesso tempo piu’ preoccupante non solo per i danni che ne derivano alle macchine presenti in fabbrica, ma soprattutto per i danni diretti alla salute umana.

Una ultima considerazione per quanto riguarda il rischio di amianto e la patologia broncopolmonare. L’amianto (soprattutto quello blu o crocidolite di cui l’ex Sacelit se ne approviggionava dal Sud Africa) è ormai universalmente e da tempo riconosciuto come uno dei principali cancerogeni a livello dei polmoni e delle sierose (specie pleuriche). Ogni tipo di amianto (quindi anche al di fuori dell’amianto vietato crocidolite) è fortemente irritante e sclerogeno, cioè capace di indurre, in seguito alla sua prolungata inalazione fibrosi polmonare, insufficienza respiratoria grave e poi insufficienza cardiaca. Questo è dimostrato da tutti i dati della letteratura mondiale che mettono in rapporto incidenze elevate di “asbestosi polmonari” e di “mesotelioma pleurico” non nella popolazione generale, ma bensì nei lavoratori dell’industria.
Dopo oltre 20 anni di processi civili e penali fu finalmente approvata la legge 27 marzo 1992 n. 257 “norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” che prevedeva il divieto di estrazione, lavorazione, la bonifica degli edifici, delle fabbriche e del territorio, misure per la tutela sanitaria e previdenziale dei lavoratori ex esposti all’amianto, nonché misure per il risarcimento degli stessi, il riconoscimento degli stessi, il riconoscimento di malattia professionale e del danno biologico.
Purtroppo in questi 13 anni la legge è stata solo parzialmente attuata mentre sono aumentati progressivamente i decessi per tumori causati da esposizione all’amianto.
Solo nel 1999 si è svolta la prima conferenza governativa sull’amianto che ha consentito una verifica dello stato di attuazione della legge. A fronte di questi ritardi il registro nazionale dei mesoteliomi finalmente realizzato alla fine del marzo 2004 registrava 3670 casi di decessi.
I maggiori produttori sono oggi la Russia con 700 mila tonnellate, la Cina con 450 mila tonnellate, il Canadà con 335 mila tonnellate, il Kazakistan con 180 mila tonnellate, il Brasile con 170 mila tonnellate, lo Zimbabwe con 130 mila tonnellate, la Grecia con 35 mila tonnellate, gli Stati Uniti con 7 mila tonnellate, la Bulgaria con 7 mila tonnellate.
Malgrado ciò l’amianto è ancora utilizzato nei paesi in via di sviluppo della Comunità europea nonostante le direttive 2003/18 CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 marzo 2003 prevedesse l’obbligo per tutti i paesi della Comunità europea di cessare totalmente l’utilizzo entro il 15 aprile 2006.
L’articolo 5 del disegno di legge n. 3696 comunicato alla presidenza il 20 dicembre 2005 introduce alcune importanti modifiche correttive del suddetto articolo 47. In particolare prevede che il coefficiente moltiplicatore si applichi, a scelta del lavoratore, o ai fini dell’anticipazione dell’accesso ai pensionamenti o ai fini della determinazione dell’importo delle prestazioni pensionistiche.
Si prevede inoltre che i benefici previdenziali di cui all’articolo 47 si applichino anche ai lavoratori che siano stati esposti all’amianto per un periodo inferiore ai 10 anni con le seguenti modalità:
1) il coefficiente moltiplicatore si applica nella misura di 1,10 fino a 5 anni di esposizione
2) il coefficiente moltiplicatore si applica nella misura di 1,15 dai 5 ai 10 anni di esposizione.
L’articolo 5 prevede altresì la riapertura dei termini per presentare le domande ai fini del riconoscimento dei benefici previdenziali. Il termine viene prorogato al 31 dicembre 2006. Inoltre a questo proposito si introduce una importante distinzione tra i lavoratori ex esposti e quelli esposti: per i primi è prevista la riapertura dei termini, mentre per i secondi non è previsto alcun termine, dando così ad essi l’opportunità di presentare la domanda in qualsiasi momento.
949° SEDUTA PUBBLICA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA (martedì 31 gennaio 2006)
In conseguenza a tale situazione, in tutta Italia aumentano i ricorsi, sia sul piano civile che penale, alle vie giudiziarie per ottenere l’applicazione di quanto previsto dalla Legge 257 / 92 e successive modifiche ed integrazioni: numerose sono le sentenze a tutti i livelli, comprese la Corte di cassazione, la Corte dei conti, la Corte costituzionale che riconoscono il diritto degli ex esposti all’amianto, compresi i pensionati post 1992 ad ottenere i benefici previdenziali dalla Legge 257 /92 e successive modifiche.
Gli interroganti chiedono al ministro in indirizzo che sia a conoscenza della situazione sopra descritta ed in caso affermativo quali iniziative abbia assunto al fine di contribuire, per quanto di competenza, alla soluzione dei diversi problemi.
In particolare quali misure intende adottare per favorire in base al decreto interministeriale del 2004, il rapido esame delle domande presentate all’Inail al fine di consentire da parte dell’Inps e dell’Inpdap l’erogazione delle prestazioni. Quali misure abbia adottato affinché gli uffici provinciali del lavoro provvedano a fornire la documentazione sui rapporti di lavoro, per gli ex dipendenti delle aziende che hanno cessato l’attività.
Se ritenga giusto, alla luce delle varie sentenze emesse dalla Corte dei conti, dalla Corte di cassazione, dalla Corte costituzionale, che l’Impdap e l’Inps ricorrano in appello a fronte di pronunciamenti a favore degli ex esposti all’amianto, in prima istanza.

IN FEDE
(Carlo Montanari)



Senigallia, 9 marzo 2006